
Elly Schlein “getta ombre e fango sulla qualità della nostra democrazia e l’Italia rischia di pagarlo”. E Giuseppe Conte “oggi chiede di mettere i fiori nei cannoni dopo aver moltiplicato per anni le spese di difesa per decine di miliardi”.
Giorgia Meloni infiamma lo scontro frontale con le opposizioni in coda a una giornata di scintille in Parlamento alla vigilia del Consiglio Ue, con i temi del vertice che si mischiano con le polemiche sulla manovra e il compleanno del governo, celebrato da Palazzo Chigi con 68 slide.
“Meloni ha delegato la politica estera di questo paese a Donald Trump”, una delle accuse con cui ribatte Schlein, secondo cui “aumentano tasse e lavoratori poveri: gli italiani non hanno niente da festeggiare”. Mentre Conte sigla una dedica per la presidente del Consiglio sul libro ‘Governo Meloni: 3 anni di tasse’: “Non racconti il libro dei sogni ma si confronti con la realtà di famiglie e imprese”.
Così finiscono in secondo piano l’aut aut di Meloni alla Commissione Ue sul Green deal, o la lettera siglata con altri 16 leader e indirizzata a Ursula von der Leyen “per accelerare la semplificazione”. Sui dossier Ue si notano anche un paio di avvertimenti della Lega, che mette in guardia dall’indebitamento europeo (anche il Safe per la difesa) e si oppone all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione. Kiev sarà tra i temi del vertice. Il sostegno dell’Italia non verrà meno, assicura Meloni, convinta che l’apertura di Volodymyr Zelensky al congelamento del fronte per avviare negoziati “sarebbe un passo avanti”, mentre diffida di Mosca, puntando sulle sanzioni più che sull’uso dei beni congelati russi. Di certo, ribadisce, l’Italia non invierà soldati sul terreno. È pronta invece a dare il suo contributo a Gaza con i carabinieri, per formare le forze di polizia palestinesi e per una “eventuale Forza internazionale di stabilizzazione”.
Nonché, se richiesto, a contribuire al Board provvisorio che governerà la Striscia. Intanto Meloni dà all’Egitto la disponibilità ad organizzare assieme la conferenza sulla ricostruzione attesa per novembre al Cairo. E rivendica gli aiuti umanitari messi a terra dal suo governo e il sostegno all’Anp, “affinché possa presto assumere piena responsabilità di governo”. Per il riconoscimento dello Stato palestinese, resta la condizione che Hamas esca di scena. Meloni stigmatizza le violenze dei coloni e “le dichiarazioni violente di alcuni esponenti delle istituzioni israeliane”. E su Gaza partono le prime scintille, con quasi tutte le opposizioni, a eccezione di Carlo Calenda.
“La maggioranza dei cittadini sa ancora distinguere fra il cinismo sbandierato e la solidarietà vera e silenziosa”, l’affondo della premier al Senato, dove lancia l’ennesimo attacco al M5s per il superbonus: “Nel 2026 ci costerà 40 miliardi, la manovra ne vale 18,7”. Alla Camera il mirino si sposta sui grandi profitti delle banche: “Li hanno collezionati per le scelte del M5s, i crediti fiscali del superbonus e le rinegoziazioni dei prestiti con garanzie statali”. “Meloni, lei con l’economia ci litiga proprio: si tratta di tassi di interesse e mutui, per questo doveva prelevare da lì e distribuire agli italiani in sofferenza”, la replica di Conte.
La premier si schiera contro il superamento dell’unanimità in Ue, e per Schlein “è preoccupante, soprattutto ora che leggiamo che Orban vuol mettere i suoi veti per aiutare Putin”. Pure l’attentato a Sigfrido Ranucci è terreno di scontro. La premier rifiuta di “prendere lezioni” dal M5s che “stilava le liste di proscrizione dei giornalisti” e non faceva nulla “quando Sallusti è stato arrestato in redazione o quando Cerno o Capezzone hanno ricevuto minacce di morte”.
Come Democrazia Cristiana consideriamo le dichiarazione della leader della sinistra italiana gravissime, affermazioni che gettano ombre e fango sull’Italia . E’ necessario riportare serenità e dialogo nella politica e la DC è da sempre la forza politica che operato affinché a prevalere sia la MEDIAZIONE , metodo politico per eccellenza praticato dai democristiani in ogni ambito amministrativo ed istituzionale .Purtroppo i populisti nostrani e da buona parte dei protagonisti della seconda repubblica per troppo tempo hanno rappresentato “il nulla della politica”. La mediazione è “alta” e ricca di contenuti dove la ricerca della sintesi costruttiva e feconda è da sempre la bussola che orientava lo sforzo complessivo della leadership democristiana.
a cura del Coordinamento nazionale ed interregionale della Comunicazione della Democrazia Cristiana


