
Come Democrazia Cristiana desidero iniziare riconoscendo il valore dell’impegno volontario e dei risultati che molte persone, con dedizione, contribuiscono a garantire alla collettività. Il volontariato è una risorsa importante e merita rispetto.
Proprio per questo, ritengo necessario soffermarsi non solo su ciò che viene fatto, ma su **come viene rappresentato** e su quali messaggi, anche involontari, vengono trasmessi all’esterno.
Negli ultimi anni la comunicazione dell’Associazione Nazionale Carabinieri ha posto grande enfasi sui numeri: volontari, ore di servizio, presenze sul territorio, segnalazioni.
Numeri significativi, che restituiscono l’idea di una struttura ampia e operativa.
Tuttavia, quei numeri raramente chiariscono un elemento essenziale: **chi sono realmente le persone che li compongono**.
La gran parte delle attività descritte è svolta da volontari civili, non da carabinieri in congedo o in quiescenza. Questo dato, di per sé legittimo, modifica però in modo sostanziale il significato dell’immagine che viene proiettata.
A questa narrazione quantitativa si accompagna un aspetto particolarmente delicato: **l’immagine pubblica**.
Cittadini che vedono persone in uniforme, con denominazioni e simboli riconducibili ai Carabinieri, sono naturalmente portati ad associare quell’attività all’Arma.
Quando invece si tratta di volontari civili, si genera una percezione che non corrisponde pienamente alla realtà.
A rendere questa ambiguità ancora più evidente è il fatto che **la componente civile del volontariato opera, per sua natura, in un contesto fortemente relazionale**, spesso a stretto contatto con amministrazioni locali, eventi pubblici, iniziative promosse o sostenute dalla politica territoriale.
Anche questo è legittimo.
Ma è evidente che **una dimensione operativa così esposta a dinamiche politico-amministrative** risponde a logiche diverse rispetto a quelle di un’associazione che rappresenta, anche solo simbolicamente, un’Istituzione dello Stato come l’Arma dei Carabinieri, che per sua natura deve rimanere estranea a qualsiasi ambito di contiguità politica.
È qui che emergono, con chiarezza ma senza contrapposizioni, **due visioni verticistiche differenti**:
* una orientata alla tutela dell’identità, della storia e della neutralità istituzionale;
* l’altra orientata all’operatività, alla presenza numerica e alle relazioni con il territorio, comprese quelle di natura politica.
Entrambe possono produrre risultati positivi, ma **non possono essere sovrapposte senza generare ambiguità**, soprattutto quando condividono nome, simboli e immagine.
Forse la riflessione da avviare non riguarda il valore delle persone, ma **la chiarezza dei ruoli, della rappresentazione e della governance**.
Dare al volontariato civile uno spazio definito e riconoscibile, e all’Associazione Nazionale Carabinieri un’identità pienamente coerente con la propria storia, non significa dividere: significa rispettare entrambe.
I numeri contano.
Ma la chiarezza dell’identità e la neutralità dell’immagine contano ancora di più.
—a cura del Coordinamento nazionale ed interregionale della comunicazione della Democrazia Cristiana—

