Il Natale e il servizio politico del cristiano nella Democrazia Cristiana

Il Natale non è soltanto una ricorrenza religiosa, ma un evento che interpella profondamente la coscienza dell’uomo e, in modo particolare, quella del cristiano impegnato nella vita pubblica. Con l’Incarnazione, Dio sceglie di entrare nella storia non attraverso il potere, ma nella povertà di una mangiatoia, indicando per sempre la via dell’umiltà, del servizio e della prossimità agli ultimi.

Per un cristiano che si riconosce nella tradizione della Democrazia Cristiana, il Natale rappresenta il fondamento stesso dell’impegno politico: la centralità della persona umana, la dignità di ogni vita, la responsabilità verso il bene comune. Il Bambino di Betlemme è il segno di una politica che non domina, ma serve; che non esclude, ma include; che non cerca consenso facile, ma giustizia vera.

La Democrazia Cristiana, ispirata alla dottrina sociale della Chiesa, ha sempre inteso la politica come una delle forme più alte di carità, secondo l’insegnamento di Paolo VI. Da don Luigi Sturzo, con il suo appello ai “liberi e forti”, fino a Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Benigno Zaccagnini, Igino Giordani e Carlo Donat-Cattin, l’impegno politico cristiano è stato vissuto come servizio disinteressato, spesso faticoso, talvolta solitario, ma sempre orientato alla costruzione di una società più giusta e solidale.

Il Natale ricorda al politico cristiano che il potere è transitorio, mentre il servizio resta. Che le istituzioni hanno senso solo se custodiscono i più deboli. Che la libertà non è individualismo, ma responsabilità condivisa. Che la pace sociale nasce dal dialogo, non dallo scontro ideologico. È la lezione di Moro, che vedeva nella mediazione non un compromesso al ribasso, ma un atto alto di responsabilità democratica.

Oggi, in un tempo segnato da disaffezione politica e da un linguaggio spesso aggressivo, il Natale richiama il cristiano della tradizione democristiana a testimoniare uno stile diverso: sobrio, competente, umano. Uno stile che non separa la fede dalla storia, ma la traduce in scelte concrete, rispettose dello Stato laico e insieme sensibili ai valori della solidarietà, della sussidiarietà e della giustizia sociale.

Celebrare il Natale, per un cristiano impegnato in politica, significa dunque rinnovare ogni anno una promessa: mettere la persona prima degli interessi, il bene comune prima del consenso, il servizio prima del potere. È in questa fedeltà silenziosa, più che nei proclami, che vive ancora oggi l’eredità migliore della Democrazia Cristiana.

—a cura del Coordinamento nazionale ed interregionale della comunicazione della Democrazia Cristiana—